Il Catatumbo è un angolo di Colombia confinante con il Venezuela, utilizzato come corridoio dal narcotraffico internazionale. I governi hanno da sempre abbandonato a se stessa la regione, dove la violenza dei paramilitari -un prodotto del conflitto armato che da cinquant’anni li impegna a fianco dell’esercito e contro le guerriglie marxiste- secondo la organizzazione non governativa Action For Peace ha causato la morte di più di 11mila persone tra il 1999 e il 2004. Continue reading…
Il 17 novembre 2012 all’Avana (Cuba) sono iniziati i negoziati di pace tra il governo colombiano di Juan Manuel Santos e i guerriglieri marxisti delle Farc-EP (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia – Ejército Popular). Un accordo tra le parti metterebbe fine a una guerra che dura da mezzo secolo e che ha causato circa 220mila morti e 5 milioni di sfollati. Secondo l’Internal Displacement Monitoring Center (IDMC), la Colombia è il paese con il maggior numero di profughi al mondo.
Primitivo Peréz della comunità La Bonga (Dipartimento di Bolívar). Il 5 aprile 2001, i paramilitari delle AUC entrarono nella Bonga avvisando che avrebbero cacciato gli abitanti dalle loro case se nel giro di 48 ore non avessero lasciato la comunità. Le famiglie della Bonga vivono oggi nel paese di San Basilio de Palenque e lamentano di non aver ricevuto nessun aiuto da parte del governo.
Blancanubia Díaz del MOVICE (Movimiento de Víctimas de Crímines de Estado). “Nel 2000 i paramilitari hanno ucciso mio marito per rubargli la terra”, racconta Blancanubia. “Dopo neanche un anno mia figlia di quindici anni fu torturata, violentata, fatta sparire e poi uccisa per punire me, che ero leader della Asociación de Mujeres Indígenas y Negras de Colombia (Associazione delle Donne Indigene e Nere della Colombia), un’organizzazione per i diritti delle donne contadine”. La spilla che indossa ritrae la figlia uccisa dai paramilitari.
Luís Alfredo Torres della comunità El Salado (Dipartimento di Sucre), dove nel febbraio 2000 un’incursione di 450 paramilitari causò 66 morti e lo sfollamento di 600 famiglie. Secondo le testimonianze dei sopravvissuti, durante il massacro durato quattro giorni i paramilitari bevevano liquore, torturavano i feriti, violentavano le donne e giocavano a pallone con le teste dei decapitati, mentre ascoltavano musica ad alto volume.
Donne di AFASAN (Asociación Femenina Agropecuaria de San Cayetano), associazione femminile di contadine sfollate di Montes de María, nel nord della Colombia. In questa zona quasi il 50% della popolazione ha dovuto abbandonare le proprie case a causa del conflitto. Con l’aiuto di alcune ong, le donne di AFASAN sono riuscite a creare dei progetti produttivi.
Nel 1948, a seguito dell’omicidio del candidato del Partito Liberale Jorge Eliécer Gaitán, iniziò un periodo chiamato “la Violencia” che si concluse con un accordo per la spartizione del potere tra il Partito Conservatore e quello Liberale. Continue reading…
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