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Omicidi di Stato a Oaxaca

Quando iniziarono a sparare contro il suo pick up, Abraham Ramírez Vásquez aprì la porta e si lasciò rotolare in terra. Si nascose nella vegetazione per qualche minuto, ascoltando gli spari, fino a quando l’automobile dei sicari se ne andò.

Tornando, scoprì che Emma Martínez era sopravvissuta perché era riuscita a nascondersi sotto i seggiolini. Alejandro Antonio Díaz Cruz (41 anni), Ignacio Basilio Ventura Martínez (17 anni) e Luis Ángel Martínez (18 anni), erano morti.

L’attacco armato è stato perpetrato contro un gruppo di militanti del Comité por la Defensa de los Derechos Indígenas (CODEDI), un’organizzazione indigena zapoteca presente nello Stato di Oaxaca, che stava tornando da una riunione con rappresentanti del governo.

Secondo CODEDI, lo Stato è responsabile dell’attacco. “Hanno utilizzato R15, dei fucili in dotazione esclusiva dell’esercito, per questo pensiamo sia gente del governo. E uno dei sicari portava un giubbotto antiproiettile come quelli della Polizia Ministeriale”, afferma Abraham Ramírez Vásquez.

CODEDI afferma che l’attacco vuole reprimere la lotta per l’autonomia e contro le imprese minerarie, idroelettriche e turistiche che operano nella regione, contro il disboscamento del loro territorio da parte del crimine organizzato, e contro la costruzione di Zone Economiche Speciali.

Le minacce a CODEDI sono aumentate a partire dal 2014, quando l’organizzazione ha recuperato un terreno di più di 300 ettari nella ex Finca Alemania, vicino a Santa Maria Huatulco, in cui ha costruito un centro di formazione autonomo per giovani indigeni, in cui si svolgono circa 18 corsi di formazione e in cui sono presenti vari progetti produttivi.

Da allora l’organizzazione, che inizialmente era presente in meno di 10 villaggi, è cresciuta fino ad essere presente in 53.

Articolo pubblicato da Arivista nell’aprile 2018.

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