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Chiapas: turismo, autostrade e repressione

“I compagni si sono già abituati a vedere i militari, 

ci sono comunità che si trovano al bordo della strada 

e quando passano i veicoli militari li vedono come se fossero veicoli normali, 

hanno perso la paura nei loro confronti”.

Gabriel, base d’appoggio zapatista del Municipio Autonomo General Emiliano Zapata1

Dalle loro automobili i turisti guardano stupiti gli indigeni tzeltal incappucciati, seduti ai bordi della strada che porta alle cascate di Agua Azul. I loro machetes e passamontagna mettono in dubbio l’immagine di tranquillo paradiso terrestre promossa dal governo dello Stato del Chiapas.

Gli aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona2 di San Sebastián Bachajón3riscuotono il pedaggio e distribuiscono volantini ai turisti, in cui spiegano la decisione di riprendere il controllo di quella parte del loro territorio che conduce al balneario di Agua Azul. È da quattro anni che rivendicano il diritto a riscuotere e gestire i soldi che vengono dal biglietto di entrata alle cascate.

Per settimane, dal giorno in cui è avvenuta l’ultima azione di recupero del territorio, il 21 dicembre 2014, famiglie intere di aderenti alla Sesta di Bachajón hanno vissuto nei locali occupati della Protezione Civile locale, condividendo cibo, coperte e aspettative.

Ci accolgono con fagioli fumanti e tortillas, ci ringraziano per la visita e mostrano bastoni e sguardi taglienti alle nostre macchine fotografiche. Durante il pranzo chiediamo informazioni su quello che sta succedendo. Quando proponiamo un’intervista formale, si riuniscono per scegliere un portavoce e dopo pochi minuti si avvicina un uomo, si mette il passamontagna e accendiamo la videocamera.

C’è silenzio intorno a noi. L’uomo racconta brevemente gli anni di lotta e la repressione. Accusa le autorità locali di non gestire con trasparenza i fondi che provengono dai biglietti di entrata alle cascate, e di essere corrotte. “Il comisariado ejidal4 Alejandro Moreno Gómez non ci dà informazioni sulla quantità denaro che incassa dai biglietti e su come viene utilizzato”, spiega. “Vogliamo nominare un’altra persona che sappia amministrare le risorse, che appartengono a noi5”.

Dopo circa tre settimane dal nostro incontro, il 9 gennaio 2015, il governo del Chiapas ha ordinato lo sgombero degli aderenti alla Sesta. La Polizia Statale ha occupato la zona, costringendoli alla fuga. I filozapatisti hanno poi bloccato la strada per protestare contro lo sgombero e sono stati attaccati dalla Polizia Statale, che ha sparato contro di loro per 20 minuti. È il più recente ma non certo ultimo atto del conflitto di Agua Azul6.

Abitanti di San Sebastián Bachajón pochi giorni dopo aver recuperato il loro territorio. Foto: O.B.

Turismo e megaprogetti

Pochi turisti sanno che Agua Azul, dove si trovano delle stupende cascate di acqua turchese immerse nella vegetazione selvaggia della Lacandona, è uno dei luoghi più conflittuali del Chiapas. Nel 2008 le agenzia di consulenza per il turismo EDSA e Norton Consulting consigliarono alle autorità di fare in modo che i turisti si sentissero sicuri e protetti nella zona.

“Il movimento zapatista è ancora fortemente associato al Chiapas”, scrissero in un documento sulle strategie per la costruzione di un hotel di lusso sulla riva delle cascate. “Il Chiapas continua ad essere considerato insicuro per molti che non hanno famigliarità con la regione7”.

Tre anni dopo, il 2 febbraio 2011, 17 turisti che si trovavano ad Agua Azul vennero evacuati con un elicottero. Quel giorno un gruppo vicino al Partido Verde Ecologista de México(PVEM), partito al governo che di ambientalista non ha proprio nulla, attaccò i simpatizzanti zapatisti che stavano riscuotendo il pedaggio.

All’attacco seguì uno scontro in cui morì un membro del gruppo governativo, mentre 117 filozapatisti vennero arrestati. “Non abbiamo problemi con i padroni dei ristoranti che si trovano nel balneario, laggiù compete a un altro municipio. Però qui dove c’è il casello di pedaggio è territorio nostro, e il denaro ci appartiene8”, mi spiegò nel giugno 2012 Juan Vázquez Guzmán, leader degli aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona di San Sebastián Bachajón.

Dopo meno di un anno Juan, che aveva 32 anni e due figli, venne assassinato di fronte alla porta di casa con sei colpi di arma da fuoco. Un destino simile è toccato al suo compagno Juan Carlos Gómez Silvano, freddato da 20 pallottole durante un’imboscata, il 21 marzo 2014.

A sei mesi dalla morte di Juan Carlos, tre agricoltori di Bachajón sono stati arrestati e torturati per l’omicidio di un poliziotto, accusa basata solamente sulla testimonianza dei colleghi dell’agente. “Il loro arresto è stato una vendetta perché chiedevano giustizia per l’omicidio di Juan Carlos”, ha denunciato in conferenza stampa Domingo Pérez, portavoce dei simpatizzanti zapatisti di Bachajón9.

Quello che è in gioco ad Agua Azul è più del denaro che proviene dai biglietti di ingresso alle cascate. Dal 2000 il governo ha in progetto la costruzione di un parco tematico sulle rive del fiume, che farebbe parte del Centro Integralmente Planeado (CIP) Palenque-Agua Azul, un megaprogetto turistico che comprende la costruzione di aeroporti, hotel di lusso e strade.

L’opera è prevista dal Progetto Mesoamerica, che attraverso la costruzione di una rete infrastrutturale vuole promuovere lo sviluppo economico dell’area compresa tra il sud del Messico e la Colombia10.

I governi e le imprese coinvolte nel Progetto Mesoamerica assicurano che le loro opere porteranno benessere agli abitanti regione, ma una parte della popolazione locale si oppone. L’idea di sviluppo e benessere degli investitori può infatti non coincidere con quella degli indigeni, che spesso preferiscono mantenere le loro abitudini contadine a vendere la terra per convertirsi in camerieri o facchini degli hotel di lusso.

Cascate di Agua Azul.

Secondo il Convegno 169 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) e altre leggi locali, governi e imprese devono consultare i popoli indigeni prima di costruire un progetto nel loro territorio11. Spesso l’accordo internazionale non viene rispettato: molti conflitti in America Latina girano proprio intorno al rifiuto da parte delle nazioni indigene di miniere, idroelettriche o autostrade che le grandi imprese vogliono costruire nei loro territori, senza averli previamente consultati.

Lo stato reagisce alla resistenza della popolazione con l’occupazione militare o appoggiando gruppi e organizzazioni locali – i cosiddetti paramilitari – affinché mettano a tacere con la violenza ogni forma di dissenso12. L’intervento militare e paramilitare vuole eliminare la lotta contadina e cacciare dalle loro case le persone che vivono in zone ricche di risorse naturali, in modo da liberare il territorio e lasciare spazio all’occupazione delle grandi imprese, intenzionate a sfruttare quelle risorse.

Una volta costretta ad abbandonare la propria casa, la popolazione scapperà sulle montagne, nascondendosi e vivendo alle interperie con la speranza di essere accolta dalle comunità circostanti. Si stima che in Chiapas dal 1994 al 1998 – a partire dall’insurrezione zapatista e negli anni seguenti di offensiva militare e paramilitare – tra le 50mila e le 84mila persone sono state cacciate dalle loro case.

Negli anni successivi la situazione è migliorata ma la violenza non si è fermata, e attualmente sono circa 25mila gli sfollati chiapanechi. Il 70% di loro non ha ricevuto nessun tipo di aiuto da parte dello Stato, mentre il restante 30% ha beneficiato di un’attenzione solo parziale13.

Le istituzioni non sono state in grado di proteggere o risarcire la popolazione sfollata, né di fornire cifre chiare sull’entità del problema. Nel febbraio 2012, il Congresso dello Stato del Chiapas ha approvato una legge la cui applicazione, secondo il Centro di Monitoraggio dello Sfollamento Interno del Consiglio Norvegese per i Rifugiati, “è stata lenta; pochi sfollati sono stati beneficiati e la risposta del governo allo sfollamento interno in generale è stata insufficiente a soddisfare le necessità della popolazione14”.

Abitanti di San Sebastián Bachajón pochi giorni dopo aver recuperato il loro territorio. Foto: O.B.

Autostrada tra le rovine maya

Oltre al parco tematico sulle rive delle cascate, il CIP Palenque-Agua Azul contempla altri progetti, come la costruzione di un nuovo aeroporto internazionale nella città di Palenque – già inaugurato, nel febbraio 2014 – e di un’autostrada tra l’antica città maya e il centro coloniale di San Cristóbal de Las Casas.

Il governo assicura che l’arteria di 169 km, che permetterebbe di dimezzare il tempo di percorrenza tra le due città, arrampicandosi per più di 2mila metri tra la fitta vegetazione che le divide, beneficerebbe tutte le comunità della zona.

Una parte della popolazione è però contraria. Afferma che l’autostrada causerebbe gravi danni ambientali e sostiene che il suo vero scopo è permettere alle imprese estrattive un trasporto più rapido delle risorse locali fuori dal Chiapas.

Secondo i critici, l’opera permetterebbe anche all’esercito di militarizzare il territorio più facilmente, visto che passa davanti alla base militare di Rancho Nuevo, nei pressi di San Cristóbal de Las Casas, passandoci davanti. Non è forse un caso se per la costruzione dell’autostrada è richiesto il parere del Ministero della Difesa, che fornisce osservazioni dal punto di vista della sicurezza nazionale15.

Progetti di contrainsurgencia

“Il governo vuole che le comunità si approprino della sua visione neoliberale sull’agroindustria e il turismo di massa, promettendo che lo sviluppo basato sul mercato le beneficerà”, spiega l’accademico statunitense Juan Romero. “L’autostrada è anche un progetto di contrainsurgencia: l’idea del governo è che la gente abbandonerà la resistenza nel momento in cui farà propria una logica di mercato16”.

Nel 2009 il governo fu costretto a interrompere il progetto a causa dell’opposizione degli abitanti della zona, in particolare della comunità di Mitzitón, dove il passaggio della strada avrebbe distrutto case, campi, boschi e contaminato l’acqua. Il gruppo paramilitare Ejército de Dios si prese la briga di punirli: attaccò i contadini filozapatisti di Mitzitón, uccidendo uno di loro e ferendone cinque.

Attualmente buona parte delle lotte degli indigeni del Chiapas riguardano l’opposizione alla costruzione di opere che girano intorno al CIP Palenque-Agua Azul, come il parco tematico vicino alle cascate di Agua Azul o l’autopista San Cristóbal-Palenque. Il governo risponde con la repressione militare o paramilitare.

Le istituzioni non stanno neanche diffondendo pubblicamente i dettagli dei progetti infrastrutturali, dando informazioni parziali e contraddittorie. Perché tanto mistero, se porteranno benessere alla popolazione?
“Il governo non fornisce alle comunità tutte le informazioni perché non vuole che conoscano l’entità reale dell’impatto di queste opere, non dà dettagli per timore che l’opposizione sociale cresca”, spiega Ricardo Lagunes, avvocato dei simpatizzanti zapatisti di Bachajón17.

Nella scorsa lettera dal Chiapas abbiamo elencato una serie di comunità, zapatiste o simpatizzanti, a cui i gruppi armati irregolari hanno incendiato case e campi, costringendo famiglie intere alla fuga. Numerosi i feriti, i desaparecidos, gli assassinati. Secondo la Red contra la Represión y por la Solidaridad, dal 2006 al 2012 la Giunte di Buon Governo dei 5 Caracoles hanno presentato 114 denunce, in ognuna delle quali vengono denunciate molteplici aggressioni18.

Ci sono stati anche casi di omicidi, tra cui quello di José Luis Solís López, da tutti chiamato Galeano, base d’appoggio zapatista assassinato il 2 maggio 2014. Quel giorno entrarono nel Caracol della Realidad 140 persone, integranti dei conservatori Partido Verde Ecologista de México (PVEM) e Partido Acción Nacional (PAN), e della Central Independiente de Obreros Agrícolas y Campesinos Histórica (CIOAC-H), organizzazione che gli zapatisti considerano paramilitare. Ferirono 15 persone a assassinarono Galeano con 3 colpi di pistola e uno di machete nella bocca. Il suo cadavere presentava anche numerose contusioni. Prima di andarsene da la Realidad, gli aggressori distrussero la scuola e la clinica autonoma19.

Zapatiste nel Caracol di Oventic durante l’evento di commemorazione a Galeano. Foto: Orsetta Bellani

Un anno dopo, il 2 maggio 2015, basi d’appoggio e simpatizzanti dell’EZLN arrivati da differenti regioni del Messico e del mondo si sono trovati nel Caracol di Oventic per rendere omaggio a Galeano. Con gli stivali e i pantaloni sporchi di fango, sono scesi fino al campo di basket e si sono radunati di fronte al palco con la testa all’insú.

Hanno partecipato la figlia e il figlio di Galeano, poco più che adolescenti, ricordando la vita del padre. Il Subcomandante Marcos – che ora si fa chiamare Galeano in onore al suo compagno – ha letto alcune pagine del diario dello zapatista assassinato e ha concluso: “Il compagno e maestro zapatista Galeano sarà ricordato dalle comunità zapatiste senza chiasso, senza primi piani. La sua vita, e non la sua morte, sarà allegria nella nostra lotta per generazioni20”.

Lo strumento dei programmi assistenzialisti

A volte, come ricordato più volte nelle nostre Lettere dal Chiapas, invece di ricorrere alla violenza lo stato compra il consenso “con le buone”, offrendo aiuti e programmi assistenzialisti alle famiglie più povere con il fine di evitare il conflitto sociale.

Robert McNamara, che negli anni ’60 è stato capo del Pentagono e poi presidente della Banca Mondiale, ha affermato: “Quando i privilegiati sono tanti e i disperatamente poveri sono molti, e quando la forbice tra i due gruppi si fa più grande invece di rimpicciolirsi, è necessario scegliere fra i costi politici di una riforma e i costi politici di una ribellione. Per questo motivo, nei paesi in via di sviluppo l’applicazione di politiche finalizzate a ridurre la miseria del 40% più povero della popolazione è consigliabile non solo come questione di principio, ma anche di prudenza. La giustizia sociale non è solamente un imperativo morale, ma anche un imperativo politico. Mostrare indifferenza a questa frustrazione sociale equivale a fomentarne la crescita”.

Il giornalista e attivista uruguayano Raúl Zibechi scrive che la lotta alla povertà rappresenta un pretesto per disgregare i focolai di resistenza sottomettendoli dolcemente, ad esempio proponendo loro di accettare soldi e programmi assistenzialisti.

Per poter ricevere questi fondi, i movimenti sociali si dovranno trasformare in Organizzazioni Non Governative (ONG), istituzionalizzate e con un personale professionalizzato, e l’assemblea come spazio di decisione collettiva sarà soppiantata da una dinamica decisionale gerarchica. Attraverso questo meccanismo le ONG, soggetti che non lottano per un cambio sistemico ma negoziano concessioni con lo stato, si appropriano dello spazio politico dei movimenti sociali.

Questa strategia governativa è un “imperialismo morbido”, una tattica di contrainsurgenciatravestita da filantropia. Sono metodi che la Banca Mondiale ha teorizzato e implementato già decenni fa, e che continuano ad essere utilizzati dai governi, anche quelli progressisti che dal 2000 governano alcuni paesi dell’America Latina, come Brasile, Argentina, Uruguay, Cile ed Equador21.

Un esempio di come in Messico la lotta alla povertà sia utilizzata come strategia di contrainsurgencia è la “Crociata Nazionale contro la Fame”. Per inaugurarla il governo avrebbe potuto scegliere uno qualsiasi tra i comuni più “affamati” del Messico, ma decise di farlo a Las Margaritas, dimenticata cittadina del sud del Chiapas ad alta presenza zapatista e a due passi dal Caracol de La Realidad, dove poche settimane prima era stato ucciso Galeano.

Quel giorno, il 23 maggio 2014, a Las Margaritas arrivarono in pompa magna il Presidente della Repubblica Enrique Peña Nieto e il Governatore del Chiapas Manuel Velasco Coello. Lì lanciarono il programma che secondo loro avrebbe tirato migliaia di indigeni fuori dalla povertà e, perché no, magari anche dalla resistenza zapatista22.

La promozione di programmi assistenzialisti con lo scopo di dividere le comunità e comprare i suoi leaders è una strategia inaugurata in Messico nel 2000, con l’arrivo alla presidenza del Partido de Acción Nacional (PAN). Una tattica di contrainsurgencia che da quindici anni accompagna quella più tradizionale dell’occupazione militare e dell’intervento di paramilitari che, come dimostrano alcuni documenti declassificati, sono appoggiati dai governi di Stati Uniti e Messico23.

È la cosiddetta “guerra di bassa intensità”, teorizzata dagli Stati Uniti dopo un’attenta valutazione degli errori compiuti in Vietnam, e vuole distruggere il tessuto sociale delle comunità non solo utilizzando la forza ma anche tattiche politiche, economiche e psicologiche, con lo scopo di “togliere l’acqua al pesce”. Nel “Manuale di Contrainsurgencia3-24”, l’Università di Chicago ricorda all’intelligence statunitense l’importanza di studiare la popolazione e la cultura della zona in cui deve operare, avvalendosi della collaborazione di antropologi, geografi ed esperti in economia”24.

In Chiapas l’applicazione pratica della guerra di bassa intensità è stata affidata a due manuali del Ministero della Difesa messicano, “Plan de Campaña Chiapas 94” e “Chiapas 2000”25. Il primo è stato disegnato per privilegiare “l’azione paramilitare con il fine di evitare l’influenza espansiva dell’EZLN, commettendo attacchi sistematici contro la popolazione civile”. Incubato nella zona nord del Chiapas l’indomani dell’insurrezione zapatista, si è espanso poi nella zona Altos.

Malgrado il coinvolgimento del governo nelle azioni dei paramilitari sia stato provato, il discorso pubblico e mediatico che viene portato avanti dalle istituzioni parla di rispetto di diritti umani e dei popoli indigeni. All’inizio del 2014 il governatore del Chiapas Manuel Velasco Coello – che l’EZLN considera “massimo capo paramilitare” – ha riconosciuto l’apporto delle comunità zapatiste al processo di cambiamento del paese e ha dichiarato il suo rispetto nei loro confronti, affermando che avrebbe continuato ad appoggiare la distensione e la soluzione politica del conflitto26. Cinque mesi dopo, un gruppo di cui facevano parte alcuni membri del partito del governatore è entrato nel Caracol de La Realidad e ha ucciso Galeano.

Note

  1. Quaderni di testo della prima Escuelita Zapatista, Gobierno autónomo II, pag. 22. I quaderni si possono scaricare all’indirizzo http://anarquiacoronada.blogspot.it/2013/09/primera-escuelazapatista-descarga-sus.html.
  2. Simpatizzanti zapatisti, persone o collettivi di tutto il mondo che non fanno parte dell’EZLN ma si riconoscono nei principi espressi dagli zapatisti nella Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona.
  3. San Sebastián Bachajón fa parte del Municipio di Chilón e una parte del suo territorio comprende la strada che porta alle cascate di Agua Azul, tra le città di San Cristóbal de Las Casas e Palenque.
  4. Funzionario amministrativo.
  5. Intervista ad un aderente alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona di Bachajón, San Sebastián Bachajón, dicembre 2014.
  6. Sul conflitto di Agua Azul si può leggere: Ricardo Lagunes e Jessica Davies, San Sebastián Bachajón: la lucha contra el despojo, revista elettronica Desinformémonos, aprile 2015. Consultabile in: http://desinformemonos.org/2015/04/san-sebastian-bachajon-la-lucha-contra-el-despojo/. Versione in inglese nella rivista Upside Down Worldhttp://upsidedownworld.org/main/mexico-archives-79/5311-san-sebastian-bachajon-the-struggle-against-dispossession-in-mexico.
  7. Diapositive sulla strategia dell’istituzione pubblica Fondo Nacional de Fomento al Turismo (FONATUR) in Chiapas. Consultabili in: http://www.future-agricultures.org/search-documents/global-land-grab/presentations-1/1379-rocheleau/file.
  8. Intervista di Orsetta Bellani a Juan Vázquez Guzmán, San Sebastián Bachajón, giugno 2012.
  9. Orsetta Bellani, Chiapas: rimangono in carcere i tre indigeni tzeltales arrestati e torturati dalla polizia, 25 settembre 2014, blog Sobre América Latina. Consultabile in: https://www.sobreamericalatina.com/?p=1531.
  10. Mariela Zunino, Integración para el despojo: el Proyecto Mesoamérica o la nueva escalada de apropiación del territorio, boletín Chiapas al día no. 583 del Centro de Investigación Económicas y Políticas de Acción Comunitaria (CIEPAC), 28 maggio 2010. Consultabile in: http://www.adital.com.br/site/noticia_imp.asp?cod=48203&lang=ES.
  11. Convegno 169 dell’OIL: http://www.gfbv.it/3dossier/diritto/ilo169-conv-it.html.
  12. Carlos Fazio, La brecha, el Galeano y la digna rabia. In quotidiano La Jornada, 26 maggio 2014. Consultabile in: http://www.jornada.unam.mx/2014/05/26/opinion/017a1pol.
  13. Estudio sobre los desplazados por el conflicto armado en Chiapas, pubblicazione realizzata nel quadro del Programa Conjunto OPAS-1969 “Prevención de conflictos, desarrollo de acuerdos y construcción de la paz en comunidades con personas internamente desplazadas en Chiapas 2009-2012”, Messico, 2012. Consultabile in: http://culturadepaz.org.mx/sitio/Informe_desplazadas_web.pdf.
  14. Disponibile in: http://www.internal-displacement.org/americas/mexico/summary.
  15. Juan Romero, La autopista San Cristobal-Palenque, la espina dorsal del CIPP: Sigilo y destrucción violenta, Bollettino del Centro de Investigaciones Económicas y Políticas de Acción Comunitaria (CIEPAC), ottobre 2009. Consultabile in: http://www.ecoportal.net/Temas_Especiales/Pueblos-Indigenas/la_autopista_san_cristobal_palenque_la_espina_dorsal_del_cipp_sigilo_y_destruccion_violenta.
  16. Intervista di Orsetta Bellani a Juan Romero, San Cristóbal de Las Casas, novembre 2014.
  17. Intervista di Orsetta Bellani a Ricardo Lagunes, San Cristóbal de Las Casas, gennaio 2015.
  18. Informe de agresiones a las bases de apoyo zapatistas 2006-2012, Red contra la Represión y por la Solidaridad, maggio 2013.
  19. Agresión a Bases del EZLN en sede de la Junta de Buen Gobierno de La Realidad, comunicato stampa del Centro de Derechos Humanos Fray Bartolomé de Las Casas (Frayba) del 5 maggio 2014. Consultabile all’indirizzo:http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2014/05/05/junta-de-buen-gobierno-hacia-la-esperanza-denuncia-energicamente-a-los-paramilitares-cioaquistas-organizados-por-los-3-niveles-de-los-malos-gobiernos-en-contra-de-nuestros-pueblos-bases-de-apoyo-del-e/.
  20. Maestro zapatista Galeano: appunti di una vita, Comunicato dell’EZLN del 2 maggio 2015. Consultabile in italiano: http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2015/05/04/maestro-zapatista-galeano-appunti-di-una-vita/.
  21. Raúl Zibechi, Política & Miseria. Una propuesta de debate sobre la relación entre el modelo extractivo, los planes sociales y los gobiernos progresistas, Editorial La Vaca, Argentina. Consultabile in: http://es.scribd.com/doc/204505800/Zibechi-Raul-Politica-Y-Miseria#.
  22. Hermann Bellinghausen, La actual etapa contrainsurgente inicia en Las Margaritas con la Cruzada Contra el Hambre, quotidiano La Jornada, 24 maggio 2014. Consultabile in: http://www.jornada.unam.mx/2014/05/24/politica/016n1pol.
  23. Pedro Faro, El gran teatro de la impunidad en Chiapas. Nuevas evidencias del genocidio y la guerra encubierta, mensile Ojarasca, 14 dicembre 2013. Consultabile in: http://www.jornada.unam.mx/2013/12/14/oja-teatro.html.
  24. Gilberto López y Rivas, Estudiando la contrainsurgencia de Estados Unidos. Manuales, mentalidades y uso de la antropología, Ocean Sur, Messico, 2 giugno 2014.
  25. Paulina Fernández Christlieb, El EZLN y la GBI en Chiapas: derechos indígenas contra corporaciones transnacionales, Revista Mexicana de Ciencias y Políticas Sociales, vol. XLVI, núm. 189, maggio-dicembre 2003, pag. 213-262, Universidad Autónoma de México, Messico.
  26. Ángeles Mariscal, Dice Manuel Velasco que reconoce aporte de comunidades indígenas zapatistas, periodico elettronico Revolución 3.0, 2 gennaio 2014. Consultabile in: http://revoluciontrespuntocero.com/dice-manuel-velasco-que-reconoce-aporte-de-comunidades-indigenas-zapatistas/

Articolo pubblicato su Arivista nell’ottobre 2015.

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